La nutrizione giocando – La cottura dei cibi

20 Mar 2024 Articoli

La cottura è un procedimento che consiste nell’esporre il cibo a fonti di calore, con lo scopo di: aumentare la digeribilità dei cibi, alterarne la consistenza, arricchendoli di nuovi sapori, odori e colori, eliminare batteri, virus ed eventuali parassiti.

Se non eseguita correttamente, però, può non solo peggiorare il sapore di un cibo ma ridurne anche il valore nutrizionale, ad esempio portando alla perdita di alcune vitamine.

Per la sicurezza dei cibi, la cottura resta un procedimento di trasformazione delicato, in quanto se un alimento è cotto troppo poco si incorre nel rischio della presenza di batteri patogeni; al contrario, cuocere eccessivamente, arrivando alla bruciatura, comporta la formazione di sostanze potenzialmente dannose per la salute.

I metodi di cottura sono tanti e prevedono l’utilizzo di numerose fonti di calore. In generale si distinguono, per l’utilizzo o meno di acqua, in cottura in umido o a secco. La cottura in umido può essere fatta mediante bollitura, bagnomaria, a vapore o in pentola a pressione. I metodi a secco invece sono: cottura in forno elettrico, a gas o a legna, la frittura e l’arrostitura.

Nessun metodo di cottura può essere definito migliore di un altro, ognuno può essere utilizzato in maniera corretta secondo le precise metodiche e con gli utensili idonei, a seconda della ricetta, del tempo e delle circostanze. Ciò che è fondamentale ricordare per un corretto stile alimentare e una maggior tutela della salute è che le preparazioni derivanti da una cottura più “impegnativa” per il fegato, come può essere la frittura, vanno consumate con moderazione.

Principali metodologie di cottura:

Bollitura

È un metodo che consiste nell’immergere e cuocere gli alimenti in acqua o brodo bollente, consentendo di limitare di molto i grassi da condimento. Viene prevalentemente usata per cucinare alimenti quali verdure, legumi, pasta, riso, patate ma anche per pesce, carne e uova. Con la classica pentola tradizionale possiamo cuocere al massimo alla temperatura di ebollizione dell’acqua (100°C circa); per ridurre i tempi di cottura è possibile usare invece la pentola a pressione, che consente di raggiungere temperature più alte, anche 120°C circa.

Dal punto di vista nutrizionale questo metodo di cottura consente di limitare molto l’utilizzo di grassi da condimento e di aromatizzare gli alimenti con l’aggiunta di odori e spezie. A seconda dell’alimento è necessario impiegare una diversa quantità di acqua e un tempo di cottura diverso: per verdure e legumi è meglio utilizzare il minor quantitativo possibile di acqua, in modo da ridurre al minimo le perdite di vitamine; questo aspetto, invece, è meno importante per zuppe o bolliti di carne o pesce perché il brodo e i nutrienti in esso disciolti vengono normalmente consumati.

Più la cottura è lunga, maggiore è la perdita di vitamine. Per questo è preferibile immergere gli alimenti in acqua già bollente.

Cottura al Vapore

La cottura al vapore consiste nel mettere gli alimenti a contatto diretto con il vapore senza immergerli in acqua, con l’utilizzo di apposite pentole, evitando l’uso di grassi da cottura. Verdure, pesci e crostacei sono gli alimenti più indicati per la cottura al vapore.

Questo genere di cottura non comporta perdite significative di nutrienti e spesso anche le caratteristiche organolettiche dell’alimento, come il sapore e la consistenza, risultano più salvaguardate.

È tuttavia preferibile cuocere solo alimenti tagliati in piccoli pezzi o fette, perché altrimenti i tempi di cottura sarebbero troppo lunghi.

È la cottura che preserva maggiormente i sapori e, contrariamente all’immaginario comune, la cottura al vapore non è sinonimo di mancanza di gusto in quanto i cibi possono essere posti in cartocci e conditi con spezie, erbe e un filo d’olio extravergine d’oliva.

La cottura al vapore è il metodo che mantiene maggiormente integre le vitami-ne; quanto alle sue virtù dietetiche, valgono solo se non si esagera con i condimenti.

Cottura a microonde

Il forno a microonde è un forno in grado di cuocere completamente gli alimenti, oltre che riscaldarli o scongelarli.

Il flusso di microonde generato all’interno dell’elettrodomestico agita le mole-cole d’acqua contenute negli alimenti. Il calore quindi si trasmette dall’interno dell’alimento verso l’esterno. Per questo motivo a volte i cibi cotti al microonde sono tiepidi alla superficie e caldissimi all’interno.

Usare questo tipo di cottura permette di dimezzare i tempi, ridurre al minimo le perdite di sostanze nutritive e l’aggiunta di condimenti; tuttavia non è possibile cucinare alimenti di grossa pezzatura, perché le onde elettromagnetiche riesco-no a penetrare la superficie al massimo di 4/5 centimetri.

Il microonde non aggiunge niente di particolare sul versante sapore. Si usa soprattutto per riscaldare gli alimenti.

Il calore intenso e rapido di questa cottura conduce a perdite di vitamine e minerali, che interessano soprattutto la vitamina C.

Griglia e piastra

La cottura alla griglia avviene per irraggiamento: il calore si trasmette senza che vi sia un diretto contatto tra l’alimento e la fonte di calore. La cottura alla piastra, invece, avviene per contatto: gli alimenti vengono fatti aderire direttamente alla piastra arroventata.

Entrambe queste modalità di cottura possono bruciare in superficie gli alimenti, formando sostanze potenzialmente dannose o cancerogene.

Alcuni esempi sono la carne alla brace o la pizza e i prodotti cotti con il forno a legna. Le parti carbonizzate, che a volte si formano per un eccesso di cottura, potenzialmente contengono le sostanze sopracitate e, quindi, è meglio scartarle. 

È consigliabile accompagnare i cibi cotti alla brace con molti ortaggi freschi e il succo di limone, notoriamente ricchi di antiossidanti.

Entrambi i metodi di cottura portano alla totale distruzione di vitamine e minerali, quando la cottura è prolungata.

Frittura

La frittura consiste nell’immergere e cuocere gli alimenti in grassi animali o oli vegetali che non dovrebbero raggiungere il “punto di fumo”. Il punto di fumo è rappresentato dalla temperatura in cui il grasso inizia a bruciare e a decompor-si, formando sostanze tossiche; questo momento è visibile anche a occhio nudo perché il grasso riscaldato inizia a rilasciare del fumo vero e proprio. Non tutti gli oli e grassi hanno lo stesso punto di fumo, ad esempio l’olio di arachidi e l’olio di oliva hanno punti di fumo più alti rispetto agli oli di semi.

Gli alimenti fritti sono molto grassi, soprattutto quando sono circondati da una pastella che si impregna di olio. Come la brace, anche la frittura distrugge le vitamine. È un metodo di cottura di cui non fare uso quotidianamente.

 

Fonte Ministero della Salute

La nutrizione giocando – Occhio all’etichetta

12 Mar 2024 Articoli

La scelta di alimenti e bevande condiziona la nostra dieta in termini di apporti ed equilibrio nutrizionale; leggere e comprendere le etichette degli alimenti è importante perché consente di fare scelte consapevoli. L’etichetta, infatti, fornisce una serie di informazioni tra cui quelle sul contenuto nutrizionale del prodotto utili per il raggiungimento di una dieta varia ed equilibrata. Attualmente l’etichettatura degli alimenti è soggetta a quanto stabilito dal Regolamento (UE) 1169/2011, il cui scopo è quello di tutelare la salute dei consumatori e assicura-re un’informazione chiara e trasparente.

Ma cosa è l’etichetta di un alimento?

L’etichetta corrisponde alla carta d’identità dell’alimento, è presente sull’imballaggio o sul contenitore; fornisce tutte le informazioni (obbligatorie e facoltative) sul prodotto ed il suo ruolo è quello di assicurare un’informazione chiara e corretta, in modo da non indurre il consumatore in errore sulle caratteristiche, le proprietà o gli effetti dei prodotti che acquista, in modo da poter scegliere il prodotto più vicino alle proprie esigenze. L’etichetta deve essere chiara, di facile comprensione, facilmente leggibile e indelebile.

Informazioni obbligatorie

Le informazioni obbligatorie sono:

  • la denominazione dell’alimento;
  • l’elenco degli ingredienti (è l’elenco di tutte le sostanze impiegate nella produzione);
  • qualsiasi ingrediente o altra sostanza che provochi allergie o intolleranze;
  • la quantità di taluni ingredienti o categorie di ingredienti;
  • la quantità netta dell’alimento (quanto effettivamente pesa l’ alimento);
  • la data di scadenza o il termine minimo di conservazione (TMC). Sulla confezione si può trovare una delle seguenti indicazioni:
    • “da consumare entro il…” che rappresenta la data di scadenza ovvero il limite oltre il quale il prodotto non deve essere consumato;
    • “da consumarsi preferibilmente entro il…” che rappresenta il TMC e fa riferimento ad alimenti che possono essere conservati più a lungo; oltre la data riportata, alcune caratteristiche organolettiche come il sapore e l’odo-re possono subire delle modifiche, ma il prodotto può essere consumato senza rischi per la salute.
    • Conoscere la differenza tra data di scadenza e Tempo Minimo di Conservazione (TMC) può essere utile per evitare che un prodotto venga gettato quando ancora commestibile, riducendo gli sprechi.
  • le condizioni particolari di conservazione e/o le condizioni d’impiego (es. se deve essere tenuto lontano da fonti di calore, oppure se deve essere conservato ad una data temperatura);
  • il nome o la ragione sociale e l’indirizzo del produttore;
  • il paese d’origine o il luogo di provenienza;
  • le istruzioni per l’uso (ad esempio se deve essere diluito);
  • per le bevande che contengono più di 1,2 % di alcol in volume è specificata la percentuale;
  • una dichiarazione nutrizionale (in cui sono indicati le proteine, i carboidrati, i grassi, il sale e le calorie).

 

Informazioni facoltative

L’etichetta degli alimenti, oltre a fornire informazioni necessarie relative al prodotto commercializzato, può essere utilizzata dal produttore come mezzo per valorizzare il prodotto e dal consumatore per fare scelte più attente e in linea con le sue necessità.

Le informazioni facoltative non devono in ogni caso indurre in errore il consumatore, né essere ambigue. Sono chiamate claims e possono essere riportate per evidenziare alcuni aspetti nutrizionali o salutistici del prodotto alimentare.

Le indicazioni nutrizionali informano il consumatore su particolari proprietà nutrizionali benefiche, dovute all’energia che apporta o non apporta oppure alle sostanze nutritive (ad esempio: “a basso contenuto calorico”, “senza grassi sa-turi”, “senza zuccheri aggiunti”, “ricco di acidi grassi omega 3”, “fonte di fibre”).

Le indicazioni di salute, invece, suggeriscono l’esistenza di un rapporto tra l’ali-mento e la salute.

Vi sono diversi tipi di indicazioni sulla salute:

  • dichiarazioni relative a sostanze nutritive o di altro genere che possono con-tribuire alla crescita, sviluppo e normali funzioni del nostro organismo, per esempio “Il calcio è necessario per il mantenimento di ossa normali”;
  • affermazioni sulla diminuzione del rischio di contrarre una malattia, per esempio “è dimostrato che la sostanza X abbassa/riduce il colesterolo nel sangue”.

Le indicazioni sulla salute fornite sui prodotti alimentari devono essere preventivamente autorizzate e incluse in un elenco di indicazioni consentite. L’elenco dei claims autorizzati è consultabile sul sito del Ministero della Salute.

Allergie e intolleranze

Per aiutare il consumatore nella scelta degli alimenti più adatti alle proprie esigenze sulle etichette è obbligatorio riportare con chiarezza la presenza, anche eventuale, delle sostanze allergizzanti.

Molte persone possono mangiare qualsiasi alimento senza alcun problema, ma per alcuni può capitare che l’assunzione di determinati alimenti possa compor-tare l’insorgere di reazioni negative. Queste reazioni sono molto diverse l’una dall’altra e possono essere causate da un’allergia o da un’intolleranza alimentare.

Ma parlare di allergia e parlare di intolleranza è la stessa cosa? Naturalmente no.

In generale, l’allergia si manifesta con la produzione, da parte del nostro sistema immunitario, di anticorpi nei confronti di alcune sostanze che l’organismo riconosce come estranee (allergeni). La reazione allergica non è dose dipendente per cui può manifestarsi anche in presenza di dosi molto piccole di allergene.

La gravità delle allergie varia da soggetto a soggetto e può manifestarsi con lievi disturbi, come rossore, prurito della pelle, formicolio o prurito della bocca, oppure in maniera più violenta fino ad arrivare allo shock anafilattico.

Lo shock anafilattico è una reazione allergica grave, potenzialmente letale, che comporta la produzione da parte del nostro sistema immunitario di specifiche sostanze (es. istamina) che inducono la restrizione delle vie aeree con conseguente soffocamento.

Gli alimenti che più frequentemente possono portare a reazioni allergiche sono: le uova, il latte, i crostacei, i molluschi, la frutta a guscio e il pesce. Per prevenire tali reazioni è necessario conoscere – ed evitare – gli alimenti che contengono le sostanze allergizzanti.

Le intolleranze sono dovute principalmente all’incapacità da parte dell’organismo di metabolizzare determinate sostanze presenti negli alimenti. A differenza delle allergie, nelle intolleranze alimentari non c’è una risposta del sistema immunitario e la reazione di intolleranza è dose dipendente; infatti spesso piccole quantità di sostanze intollerate dall’organismo non innescano la comparsa di sintomi. Come per le allergie, la gravità dell’intolleranza è soggettiva per cui va-ria da persona a persona. I sintomi sono vari e possono manifestarsi con cefalea, dermatite, coliti, diarrea, meteorismo ecc. Le intolleranze più frequenti sono al glutine e al lattosio.

Celiachia

Il glutine è un complesso proteico contenuto in alcuni cereali appartenenti al genere Triticum (es. grano tenero, grano duro, grano khorasan, spelta, farro), se-gale, orzo e avena, Gli alimenti che tradizionalmente contengono glutine sono pane, pasta, biscotti, pizza e alimenti affini.

L’intolleranza al glutine, chiamata celiachia, è permanente e si scatena con l’ingestione del glutine in soggetti geneticamente predisposti.

La celiachia non ha una trasmissione genetica classica bensì esiste un certo grado di predisposizione familiare.

La malattia celiaca può presentarsi a qualsiasi età e può manifestarsi anche con arrossamenti cutanei pruriginosi definiti dermatite erpetiforme. I sintomi più comuni di questa intolleranza sono stanchezza cronica, dolore e gonfiore addo-minale, diarrea, perdita di peso ecc.

Attualmente l’unica terapia efficace per la celiachia è la dieta rigorosamente senza glutine, che è in grado di eliminare segni e sintomi della malattia e ripor-tare il soggetto in condizioni di vita e di salute normali.

Intolleranza al lattosio

Il lattosio è uno zucchero presente nel latte e nei formaggi freschi e a pasta mol-le mentre risulta praticamente assente in diversi formaggi stagionati e a pasta dura, poiché durante il loro processo di maturazione il lattosio viene convertito dai batteri lattici in acido lattico. Il lattosio può essere presente anche in prodotti alimentari diversi dai prodotti lattiero-caseari dove spesso è usato come ingrediente o come additivo. Questa intolleranza è una condizione causata dall’in-capacità dell’organismo di produrre un enzima chiamato lattasi che scinde il lattosio in glucosio e galattosio. La mancata digestione del lattosio porta ad un accumulo di tale sostanza a livello intestinale con la conseguente manifesta-zione di disturbi gastrointestinali come gonfiore, dolore crampiforme e diarrea. L’intolleranza può essere genetica, acquisita o anche transitoria.

Fonte Ministero della Salute

La nutrizione giocando – Mangiare sano quanto mi costi

4 Mar 2024 Articoli

Quando si parla di corretta alimentazione si sente spesso dire che mangiare sano costa troppo. In realtà, la dieta sana può diventare costosa se mancano informazioni di educazione alimentare.

Se invece si posseggono le adeguate conoscenze nutrizionali, è possibile con-tenere la spesa senza però penalizzare i principi di una corretta alimentazione.

Si possono acquistare cibi che costano “meno” ma “valgono di più” e, soprattut-to, nelle quantità adeguate.

La corretta alimentazione è correlata alla qualità e alla quantità degli alimenti che assumiamo ogni giorno. Questi due aspetti devono guidarci nelle scelte.

L’offerta ampia e ricca di alimenti nel mercato spesso ci induce ad acquistare più del necessario. Compriamo e consumiamo più di quanto occorra. Ciò non solo può incidere sulla nostra salute sbilanciando l’apporto calorico introdot-to rispetto all’effettivo fabbisogno energetico, ma può impattare negativamente anche sul nostro portafogli.

Alcune indicazioni utili da seguire:

  • diversificare il menù quotidiano permette di scegliere tutti i tipi di alimenti, an-che quelli meno cari e ne guadagna non solo il portafogli, ma soprattutto la salute (vedi cfr cap. 1);
  • sostituire la carne, le uova e i formaggi con i legumi associati ai cereali, aiuta ad assumere proteine a elevato valore biologico, ma nello stesso tempo si riducono i costi;
  • per quanto riguarda il pesce, una valida alternativa è rappresentata dal pesce azzurro di alto potere nutrizionale a costo contenuto;
  • il mercato offre una vasta gamma di cibi già lavati, tagliati e pronti per la cot-tura, che consentono di ridurre i tempi, ma il costo rispetto all’alimento non lavorato è maggiore. Sarebbe utile organizzarsi e preparare i pasti per rispar-miare;
  • comprare frutta e verdura di stagione, preferendo quella di provenienza della propria regione permette di guadagnare in freschezza e ridurre i costi;
  • confrontare sempre i diversi prodotti prima di acquistarli e approfittare delle offerte cercando il miglior prezzo, evitando di acquistare in eccesso;
  • pianificare i propri acquisti prima di fare la spesa e comprare i prodotti alimen-tari in base al reale consumo;
  • evitare di entrare nel supermercato affamato perché si rischia di acquistare più del necessario;
  • cucinare calcolando le porzioni per evitare che ci siano avanzi. Se ci sono, sa-rebbe utile imparare a riutilizzarli perché buttare via il cibo equivale a buttare via i soldi.

Fonte Ministero della Salute

La nutrizione giocando – I nutrienti

27 Feb 2024 Articoli

I nutrienti, assunti con il cibo, sono raggruppati, in base alle loro caratte-ristiche e alle funzioni che svolgono nel corpo: in macronutrienti e micro-nutrienti.

I macronutrienti sono così chiamati perché il corpo ne ha bisogno in quantità abbastanza grandi per poter funzionare correttamente. Di essi fanno parte i carboidrati (comunemente chiamati zuccheri), le proteine e i grassi (chiamati anche lipidi).

Si definiscono micronutrienti, invece, quelle sostanze necessarie in quan-tità minore per le funzioni del corpo. Ne fanno parte le vitamine e i sali minerali.

I macronutrienti

Carboidrati

I carboidrati sono anche chiamati glucidi, zuccheri o saccaridi. Rappresentano la principale fonte di energia dell’organismo, forniscono il combustibile per l’at-tività, la crescita e le funzioni del corpo, si trovano in tutti gli alimenti di origine vegetale (cereali, verdura, e frutta) e in un solo alimento di origine animale (il latte).

Gli alimenti ricchi di carboidrati sono: i cereali (riso, mais, frumento, miglio, sor-go etc…), tutti i tipi di radice (le patate, la manioca), i legumi (i piselli, fagioli, ceci, lenticchie) e la frutta.

I carboidrati sono classificati in semplici (monosaccaridi e disaccaridi) e com-plessi (oligosaccaridi e polisaccaridi) a seconda di quante molecole di zuccheri

contengono. I monosaccaridi sono formati da una sola molecola e sono: gluco-sio, fruttosio (presente nella frutta e nel miele) e galattosio. Quando due mole-cole si uniscono formano i disaccaridi come il saccarosio (comune zucchero da tavola, proveniente dalla canna da zucchero o dalle barbabietole) o il maltosio (presente nei malti) ed il lattosio (presente nel latte). Gli oligosaccaridi, come le maltodestrine, sono costituiti da poche molecole (da 3 a 10), mentre i polisacca-ridi, come l’amido e la cellulosa, sono costituiti da più di 10 molecole. Gli oligo-saccaridi e i polisaccaridi restano nell’organismo più a lungo dei monosaccaridi e dei disaccaridi e danno un senso di sazietà per un periodo maggiore.

L’amido è reperibile nei cereali (riso, mais/granturco, frumento, miglio, avena, farro), nelle radici, nei tuberi (patate, manioca, carote, etc…), nei legumi (fagioli, lenticchie, ceci etc.) e in certi tipi di frutta (come banana e castagne). È scompo-sto, attraverso la masticazione e la digestione, in zuccheri semplici che poi sono immessi nella circolazione sanguigna e assorbiti.

La cellulosa non ha valore nutritivo nell’uomo perché non è in grado di digerirla, mentre è importante negli erbivori.

Le fibre sono polisaccaridi presenti in qualità e quantità diversa negli alimenti di origine vegetale, come la frutta, la verdura, i cereali (soprattutto quelli integrali) e i legumi. Sono molto importanti per l’equilibrio e le normali funzioni del tratto digestivo. Il nostro stomaco non è in grado di digerirle e, assorbendo acqua, for-mano un gel che dona un senso di sazietà. Quando passano nell’intestino ral-lentano e riducono l’assorbimento di zuccheri e grassi, quindi determinandone una riduzione nel sangue. Hanno, infine, la funzione di nutrire i batteri “buoni” che abitano l’intestino, favorendo la produzione delle feci.

I carboidrati forniscono 4 calorie per ogni grammo assunto.

Una dieta sana ed equilibrata comprende almeno la metà delle calorie quotidia-ne provenienti da carboidrati, con prevalenza di amido e fibre e un minor appor-to di zuccheri semplici.

Proteine

Il loro nome deriva dal greco pròteios (“principale”, “primario”) a sottolinearne il ruolo fondamentale nell’organismo.

Le proteine sono, dopo l’acqua, il secondo componente del corpo umano, dal momento che ne costituiscono circa il 16%. Sono composte da piccoli matton-cini che si chiamano aminoacidi che, combinandosi in modo diverso, danno ori-gine a tipi diversi. Il nostro organismo è in grado di formare quasi tutti gli amino-acidi, eccetto 8, che devono essere introdotti necessariamente con gli alimenti. Questi 8 aminoacidi speciali sono chiamati aminoacidi essenziali (fenilalanina, treonina, triptofano, metionina, lisina, leucina, isoleucina, valina).

Le proteine compongono parti strutturali del nostro corpo come i muscoli, i ten-dini, le ossa e i legamenti. Partecipano alla composizione di ormoni, anticorpi, enzimi, neurotrasmettitori e altre sostanze bioattive. Hanno un ruolo fondamen-tale nei processi di costruzione e riparazione dei tessuti. Inoltre, sono necessa-rie alla coagulazione del sangue ed al mantenimento dell’efficienza del sistema immunitario, mediante la produzione di anticorpi per combattere le malattie. Alcune proteine, come ad esempio l’emoglobina, sono anche deputate al tra-sporto di ossigeno e nutrienti a tutte le cellule del corpo.

Durante i periodi di intenso accrescimento, come ad esempio nel feto durante la gravidanza, nell’infanzia e nell’adolescenza, maggiori quantità di proteine sono necessarie per le normali operazioni di “manutenzione” e riparazione dei tes-suti esistenti e per la formazione di ormoni ed enzimi. Quando i livelli di energia dell’organismo sono bassi, il corpo può usare le proteine per ricavare l’energia necessaria alle normali attività.

Le proteine si trovano negli alimenti di origine animale e vegetale. Quelle di ori-gine animale (carne, pesce, uova, latte e derivati) apportano tutti gli aminoacidi necessari, mentre quelle di origine vegetale (come i legumi e cereali ad esem-pio) sono prive di alcuni aminoacidi essenziali, quali lisina, treonina, triptofano e metionina. È opportuno, quindi, diversificare tra le fonti di origine animale e ve-getale ed abbinare cereali e legumi per avere a disposizione tutti gli aminoacidi di cui abbiamo bisogno.

Le proteine forniscono 4 calorie per grammo. Una dieta sana ed equilibrata

comprende circa il 15% delle calorie provenienti dalle proteine.

Grassi

I grassi, definiti anche lipidi, svolgono varie funzioni all’interno del corpo: ad esempio regolano la temperatura corporea, partecipando alla produzione di ca-lore, proteggono gli organi e le ossa dai danni da trauma e sono necessari all’assorbimento delle vitamine A, D, E e K (vitamine liposolubili). Oltre ad es-sere i componenti essenziali delle membrane cellulari e costituire la sostanza principale del cervello, l’organismo li utilizza per produrre molecole importanti come gli ormoni e la bile.

Dei grassi fanno parte gli acidi grassi propriamente detti, il colesterolo, i trigli-ceridi e altre molecole. Gli acidi grassi sono formati da tanti atomi di carbonio che possono legarsi in due modi diversi. A seconda del tipo di legame possiamo distinguere i grassi saturi e i grassi insaturi. Negli acidi grassi saturi gli atomi di carbonio sono uniti da legami semplici (C-C), mentre negli acidi grassi insaturi si uniscono con doppi legami (C=C).

Gli insaturi si dividono a loro volta in monoinsaturi, per la presenza di un solo doppio legame e polinsaturi, per la presenza di più doppi legami. Per queste loro caratteristiche, a temperatura ambiente, gli acidi grassi insaturi sono liquidi (es. olio), mentre gli acidi grassi saturi sono solidi (es. burro).

I grassi appartengono ad una categoria di macronutrienti che fornisce il più alto livello di energia (9 calorie per grammo). Una dieta sana ed equilibrata com-prende intorno al 30% delle calorie quotidiane provenienti da grassi.

  • Gli acidi grassi

Gli acidi grassi insaturi in natura sono i più abbondanti. Li ritroviamo nell’olio di oliva, nell’olio di arachide, nelle mandorle e nelle nocciole. Fonti di acidi grassi polinsaturi sono: olio di semi di girasole, di mais, di soia, di lino ma anche noci e pesci grassi come il salmone, la trota, lo sgombro e il pesce azzurro.

Nell’ambito degli acidi grassi polinsaturi rivestono particolare importanza gli omega 3 e gli omega 6, che derivano rispettivamente dall’acido alfali-nolenico e dall’acido linoleico, detti “essenziali” poiché non vengono sin-tetizzati dall’organismo e devono essere introdotti con la dieta.
Le principali fonti di omega 3 sono i pesci, le noci, i semi di lino, di chia, di canapa ed i rispettivi oli; mentre le fonti principali di omega 6 sono l’o-lio di oliva, la frutta secca ed oleosa ed i legumi.
Entrambi hanno diversi e importanti vantaggi per la salute: riducono la tendenza alla formazione di trombi, il rischio di cardiopatie coronariche ed ictus. Inoltre, hanno un ruolo fondamentale per il funzionamento del cervello e per la normale crescita e sviluppo.

Gli acidi grassi saturi, invece, sono presenti negli alimenti di origine animale come: carne rossa, formaggio, burro e strutto. Fonti vegetali, invece, includono il cocco e l’olio di palma.

  • I trigliceridi

I trigliceridi presentano nella loro struttura tre molecole di acidi grassi. Una par-te degli acidi grassi è prodotta dall’organismo, ma la maggior parte è introdotta con il cibo, per cui la dieta ha un ruolo cruciale nel regolare i livelli di trigliceri-di nel sangue. Alcune persone possono avere una maggiore predisposizione ad accumulare trigliceridi o colesterolo. Questo dipende da fattori genetici che possono essere trasmessi anche ai figli, pertanto si parla di ipertrigliceridemia o ipercolesterolemia familiare. Valori elevati di trigliceridi nel sangue si associano a maggiore rischio di malattie cardiovascolari. I trigliceridi si trovano principal-mente negli oli vegetali, negli alimenti ricchi di grassi (burro e lardo), nelle carni grasse, insaccate e salate (pancetta, salsiccia, mortadella), nelle interiora e nel tuorlo dell’uovo. Inoltre, il nostro organismo è in grado di produrli a partire dagli zuccheri e dall’alcool in eccesso. Per questo, in caso di ipertrigliceridemia è im-portante ridurre anche l’apporto di zuccheri semplici e bevande zuccherate.

  • Il colesterolo

Insieme ai trigliceridi è il grasso più conosciuto. In genere, quando parliamo di colesterolo le persone tendono spesso ad associarlo a qualcosa di negativo. Si parla infatti di “avere il colesterolo” quando si riscontrano valori alti di questa so-stanza nelle analisi del sangue. Ma dove troviamo il colesterolo? E soprattutto a cosa serve? Il colesterolo ha un ruolo molto rilevante. Il nostro corpo ne sin-tetizza il 75% nel fegato, mentre il resto lo assume con la dieta. Per la loro ca-ratteristica strutturale, le membrane delle cellule tendono ad essere fluide, ma il colesterolo, interponendosi con i grassi delle membrane, le rende più rigide e, quindi, più resistenti.

Inoltre, è importante per il corretto passaggio di impulsi elettrici nel sistema nervoso centrale e per la produzione degli ormoni steroidei (testosterone, aldo-sterone ecc..), della bile e della vitamina D. Tuttavia, alti livelli di colesterolo nel sangue sono nocivi, aumentando decisamente il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari.

Il colesterolo, così come tutti i grassi, non si scioglie in acqua, per cui deve es-sere trasportato nel sangue sotto forma di lipoproteina. Le lipoproteine sono dei

complessi formati da proteine, colesterolo, e altri grassi. A seconda della con-centrazione dei grassi si distinguono in:

  1. Lipoproteine HDL (High density lipoprotein – lipoproteina ad alta densità).
  2. Lipoproteine LDL (Low density lipoprotein – lipoproteina a bassa densità)

Solitamente le lipoproteine HDL sono comunemente indicate come “colesterolo buono”, mentre le LDL “colesterolo cattivo”. Il colesterolo cattivo ha la capacità di penetrare all’interno della parete dei vasi sanguigni (vene ed arterie), parteci-pando ai fenomeni ostruttivi delle arterie. Il colesterolo “buono”, invece, riduce il rischio di malattie cardiache.

I micronutrienti

Vitamine e minerali

I micronutrienti sono le vitamine e i sali minerali, indispensabili per la crescita, lo sviluppo e la prevenzione delle malattie. Hanno diverse funzioni ed il loro ap-porto è importante per l’organismo.

Le vitamine

Il termine vitamina deriva da “vita” ad indicarne l’importanza nei vari processi dell’organismo. Le vitamine sono classificate per la loro attività biologica e chi-mica ma non per la loro struttura; possiedono diverse funzioni: aiutano a trasfor-mare i carboidrati, le proteine ed i grassi in energia utilizzabile dall’organismo, a costruire tessuti ed ormoni, a rafforzare il sistema immunitario ed agiscono come antiossidanti, proteggendo le cellule ed i tessuti dai danni ossidativi. Il modo migliore per assicurare il loro fabbisogno è quello di avere un’alimentazio-ne bilanciata ed equilibrata che includa una varietà di alimenti.

Le vitamine sono divise in due gruppi in base alla loro solubilità, cioè la loro capacità di sciogliersi in acqua: vitamine idrosolubili, solubili in acqua, come la vitamina C e quelle del gruppo B, e quelle liposolubili che sono solubili nei gras-si come le A, E, D, e K. Alcune vitamine possono essere prodotte dai microrga-nismi dell’intestino, che rappresentano la flora intestinale, come ad esempio la vitamina K e la vitamina B7 (biotina), mentre una forma di vitamina D è sintetiz-zata nella pelle con l’aiuto della luce solare.

Vitamine idrosolubili

Le vitamine idrosolubili si sciolgono in acqua e non si depositano nell’organi-smo, infatti qualsiasi eccesso viene eliminato attraverso le urine; sono general-mente più delicate delle vitamine liposolubili e sono facilmente danneggiate e perse durante la cottura o le procedure di conservazione degli alimenti. Poiché queste non sono immagazzinate dall’organismo devono essere introdotte rego-larmente. Ne fanno parte le vitamine del complesso B e la vitamina C.

  • Vitamina B1 (o Tiamina)

È essenziale per produrre energia dal metabolismo dei carboidrati, è coinvolta nella trasmissione degli impulsi nervosi ed è necessaria per il tessuto musco-lare, i sistemi cardiovascolare e gastrointestinale. Una prolungata carenza di tiamina causa una condizione chiamata beri-beri, associata a problemi di cuore, debolezza muscolare, disturbi mentali e perdita di memoria.

La tiamina è molto diffusa sia negli alimenti vegetali che in quelli animali, come i cereali, i legumi, la carne di maiale, il lievito di birra, ed è prodotta in parte anche dalla flora intestinale.

  • Vitamina B2 (Riboflavina)

Ha il ruolo di rilasciare energia da carboidrati, proteine e grassi nelle cellule del corpo. È importante per la crescita, la vista, la pelle e per lo sviluppo fetale di ossa, muscoli e cellule nervose. Un bambino nato da una madre carente di vi-tamina B2 è a rischio di anemia, scarsa funzione digestiva, scarsa formazione ossea. La carenza di riboflavina può provocare secchezza e gonfiore agli angoli della bocca e degli occhi con rossore, prurito e ipersensibilità alla luce.

È molto diffusa nel lievito di birra, nel germe di grano, nei cereali integrali, nel fegato, nella carne, nel latte e nelle uova ed è prodotta anche dalla flora intesti-nale.

  • Vitamina B3 (Niacina)

È simile alla tiamina e alla riboflavina per quel che riguarda la sua funzione di ottenere energia da carboidrati, proteine e grassi in tutte le cellule. La niacina aiuta a mantenere in salute la pelle, il tubo digerente e il sistema nervoso. Diete povere in niacina possono causare la pellagra, una malattia spesso chiamata malattia delle “ tre D”, perché può causare dermatite (pelle secca e squamosa), demenza (ansia, delirio) e diarrea. Il rischio della pellagra è aumentato nelle diete basate quasi interamente su granturco e a basso contenuto di proteine. La niacina è molto diffusa negli alimenti di origine animale e viene sintetizzata dall’organismo a partire dall’aminoacido triptofano, quindi diete ricche di protei-ne di origine animale e di legumi sono in genere sufficienti per il giusto apporto di niacina.

  • Vitamina B5 ( o Ac. Pantotenico o pantotenolo)

La vitamina B5 è prodotta attraverso un particolare processo a livello dell’inte-stino, detto idrolisi.

Si trova in tutti gli alimenti sia animali che vegetali, soprattutto nel fegato, nei fegatelli di pollo e manzo, tuorlo d’uovo, legumi e lievito di birra. La carenza di questa vitamina può provocare alterazioni cutanee come arrossamenti, ragadi e dermatiti.

  • Vitamina B9 (Acido Folico)

È fondamentale nella replicazione delle cellule e per la costruzione e la ripara-zione dei tessuti corporei. Insieme ad altri micronutrienti aiuta a produrre acidi nucleici, che rappresentano il materiale genetico contenuto in tutte le cellule.

L’acido folico è indispensabile per la crescita del cervello e del midollo spinale (difetti del tubo neurale o spina bifida) nel feto, durante le prime settimane di ge-stazione. Pertanto, si raccomanda alle donne in età fertile di aumentare il con-sumo di acido folico prima e durante la gravidanza. La carenza può condurre ad anemia, perdita di appetito, debolezza, cefalea e disturbi del comportamento.

Il nome deriva dal latino folium, che significa “foglia”, ed è dovuto alla presenza, in quantità notevoli, nelle foglie dei vegetali. Quindi le verdure come gli spinaci e i broccoli sono eccellenti fonti. Altre fonti importanti sono il fegato, i legumi come i piselli e le lenticchie e tra la frutta principalmente gli agrumi.

  • La vitamina C ( o acido ascorbico)

È importante per la salute dei tessuti e agisce come “cemento”, in quanto aiuta a formare la proteina (collagene) necessaria per tenere insieme cellule e tessuti. Per la sua attività antiossidante, protegge i tessuti dallo stress ossidativo e può aiutare a ridurre il rischio di malattie croniche. Facilita anche l’assorbimento del ferro e può rafforzare alcuni componenti del sistema immunitario che aiutano a combattere le infezioni.

È chiamata anche acido ascorbico perché previene e cura lo scorbuto, malattia conosciuta già nell’antichità che colpiva gli equipaggi delle navi, costretti a sta-re a lungo in mare senza potersi approvvigionare di alimenti vegetali freschi e ricchi di tale vitamina. La vitamina C non viene immagazzinata dall’organismo, per questo gli alimenti che la contengono dovrebbero essere mangiati spesso. Poiché viene distrutta dal calore e dall’esposizione all’aria, gli alimenti devono essere freschi, lavorati il meno possibile e mangiati senza cuocerli troppo a lungo.

Le migliori fonti di vitamina C sono: gli agrumi, i kiwi, le fragole, la maggior parte delle verdure e alcuni ortaggi come peperoni e pomodori.

Vitamine liposolubili

Le vitamine liposolubili si possono sciogliere solo nei grassi; per questo e per il fatto di essere stabili al calore, è meno probabile che si perdano con la cottura o con le procedure di lavorazione degli alimenti. Eventuali quantità in eccesso di queste vitamine vengono immagazzinate in vari tessuti e organi come riser-va e non vengono eliminate attraverso le urine, pertanto prenderne in quantità elevate può creare problemi di accumulo. 

  • Vitamina A

È essenziale per la crescita e lo sviluppo delle cellule ed è particolarmente im-portante per la salute della pelle e delle mucose, per la formazione delle ossa, per il sistema immunitario e per la riproduzione. È coinvolta in molti processi dell’organismo e aiuta a regolare la crescita cellulare. È fondamentale per la vista e la visione notturna.

La vitamina A è presente in diverse forme: può essere assunta tal quale attra-verso gli alimenti oppure attraverso i suoi precursori che sono i carotenoidi (β carotene).

È presente tal quale nel fegato di animali, nel latte intero, nel formaggio, nel bur-ro, nelle uova e nelle carni, mentre i carotenoidi sono presenti nella frutta, nelle verdure e nei tuberi gialli e arancioni (come arancia, albicocche, pesche, zucca, carote e patate dolci) e nelle verdure a foglia verde scuro come spinaci, bietola e verza.

  • Vitamina D

La vitamina D contribuisce, insieme con il calcio e altri minerali e vitamine, allo sviluppo delle ossa e alla loro compattezza. La migliore fonte è proprio il nostro organismo che la produce, mediante l’esposizione della pelle alla luce del sole: infatti una limitata esposizione può causarne la carenza. Si trova naturalmente in pochi alimenti: il tuorlo d’uovo, il fegato, il pesce. Un suo deficit può causare nei bambini una scarsa crescita ossea (rachitismo) e, negli adulti, ossa più fragili (osteoporosi); inoltre la carenza diminuisce la capacità del sistema immunitario di combattere le infezioni.

  • Vitamina K

La vitamina K si trova in quantità limitate nell’organismo e la sua funzione prin-cipale è coadiuvare la coagulazione del sangue. Ha un ruolo nella prevenzio-ne dell’aterosclerosi e interviene nel metabolismo dei grassi caratteristici delle membrane cerebrali. La vitamina K è diffusa negli alimenti ed è prodotta, in par-te, dalla flora intestinale. Fonti di vitamina K sono i vegetali, in particolare cavoli e spinaci, e il fegato.

  • Vitamina E

Possiede una forte attività antiossidante, in particolar modo, nei confronti del-le lipoproteine e delle membrane cellulari. Si trova negli alimenti vegetali e, in particolare, nei semi e nei frutti oleosi e nei rispettivi oli e, in minore quantità, è presente negli alimenti di origine animale; la sua attività è influenzata negativa-mente dalla cottura ad alte temperature degli alimenti.

Sali minerali

I sali minerali sono composti inorganici ed hanno un ruolo fondamentale nel regolare l’equilibrio idrosalino essenziale per il funzionamento di tutte le cellule.

Sono costituenti di alcune molecole biologiche, rappresentano ad esempio l’ele-mento centrale di emoglobina e clorofilla, o ancora costituiscono parte di enzimi deputati alla sintesi delle proteine e sono i costituenti strutturali della crescita e dello sviluppo di vari organi e tessuti come denti e ossa.

L’organismo non è in grado di sintetizzarli, pertanto devono essere introdotti con l’alimentazione.

Nell’uomo la quantità di sali minerali rappresenta circa il 4% del peso corporeo, pertanto il fabbisogno giornaliero è limitato; tuttavia, essendo eliminati costan-temente dall’organismo attraverso le feci, l’urina ed il sudore, vanno reintegrati.

I sali minerali presenti negli alimenti non si modificano durante la cottura, nono-stante ciò la loro concentrazione può diminuire in quanto possono parzialmente sciogliersi nell’acqua, possono cambiare solubilità, legarsi a diverse molecole e cambiare così la loro biodisponibilità.

Il metodo di cottura a vapore dei cibi evita, ad esempio, la diluizione dei sali. In base al fabbisogno giornaliero, i sali minerali sono classificati in 2 gruppi princi-pali:

  • Macroelementi: il fabbisogno è maggiore di 100 mg/giorno. Fanno parte di questa categoria il calcio, il cloro, il fosforo, il magnesio, il potassio e il sodio. Sono presenti nell’organismo umano in quantità relativamente elevate, sono costituenti fondamentali e strutturali delle molecole biologiche e regolano gli scambi intra e extra cellulari.
  • Microelementi o oligoelementi: il fabbisogno è minore di 100 mg/giorno. Sono necessari per la produzione di enzimi e ormoni, intervenendo nella regolazio-ne della crescita, dello sviluppo del sistema immunitario e dell’apparato ripro-duttivo. Fanno parte di questa categoria il ferro, il rame, lo zinco, il fluoro, lo iodio, il selenio, il cobalto, il manganese, il molibdeno, il cromo, il vanadio e il silicio.

Fonte Ministero della Salute

La nutrizione giocando – Alimentazione: l’ABC

21 Feb 2024 Articoli

Dieta varia ed equilibrata

Secondo l’OMS, circa 1/3 delle malattie cardiovascolari e dei tumori potrebbe essere evitato grazie ad un corretto stile di vita, che comprende una dieta varia ed equilibrata e una costante attività fisica. Ma cosa si intende col termine die-ta? Siamo spesso abituati ad associare questa parola all’accezione “dieta dima-grante” rivolta, quindi, alle persone in sovrappeso o obese, oppure si pensa alla dieta solo in caso di patologia. In realtà, il termine dieta deriva dal greco δίαιτα, dìaita, e significa «abitudine, modo di vivere», da cui il latino dieta, per cui viene associato all’abitudine alimentare. La dieta, quindi, non ha un significato di pri-vazione, ma rappresenta l’insieme degli alimenti che assumiamo per soddisfare il nostro fabbisogno. 

La dieta varia durante le diverse fasi della vita (gravidanza, allattamento, infan-zia, adolescenza e terza età). Dagli alimenti l’organismo umano ricava tutte le sostanze che gli servono per svolgere le attività quotidiane. In particolare, il cibo ingerito viene scisso nella bocca attraverso la masticazione e digerito parzial-mente nello stomaco e completamente nell’intestino. Questi processi permetto-no di poter assimilare delle sostanze definite nutrienti. I nutrienti più importanti sono i carboidrati, le proteine e i grassi che sono utilizzati dalle cellule del nostro organismo per essere bruciati e ricavare l’energia necessaria a svolgere tutte le attività vitali come respirare, mantenere costante la temperatura corporea, stu-diare, praticare l’attività fisica. L’energia di cui necessita l’organismo viene defi-nita: fabbisogno energetico. Il fabbisogno energetico è variabile in base all’età, al peso, al lavoro e ad altre caratteristiche individuali. L’energia rilasciata varia a seconda dei nutrienti e viene definita caloria.

Nessun alimento in natura contiene da solo tutte le sostanze nutritive indispen-sabili, per questo risulta fondamentale variare la dieta il più possibile. In genera-le gli alimenti sono stati divisi in 7 gruppi, ognuno dei quali contiene determinati principi nutritivi; tutti e 7 i gruppi insieme li contengono tutti. Il fabbisogno ener-getico giornaliero varia da individuo a individuo e viene soddisfatto nell’arco del-la giornata in proporzione variabile a seconda del pasto. La colazione, il pranzo e la cena rappresentano i pasti principali in termini di importanza e, quindi, di percentuale di ripartizione delle calorie; vanno poi considerati 2 spuntini, 1 a metà mattina e 1 a metà pomeriggio. Ruolo chiave nella dieta è svolto dall’ac-qua, che deve essere assunta regolarmente.

L’acqua è il maggior componente di tutti gli organismi viventi. Costituisce l’80% del peso di un bambino e il 70% di quello dell’adulto e scende al 60% nell’anzia-no. Nel corpo umano la maggior parte dell’acqua si trova all’interno delle cellule (67%). Ogni giorno perdiamo un gran quantitativo di acqua che abbiamo ne-cessità di reintrodurre attraverso i cibi e i liquidi. Svolge tante funzioni: presiede alla regolazione della temperatura corporea, allo svolgimento di tutte le reazioni metaboliche cellulari, allo scioglimento e alla diffusione dei gas, al trasposto di sostanze come gli ormoni e i nutrienti e all’eliminazione dei prodotti di rifiu-to. Lubrifica gli occhi e le articolazioni, protegge il bambino nella cavità uterina e il cervello nella scatola cranica. La disidratazione, cioè la carenza di acqua nell’organismo, si manifesta soprattutto con la sensazione di sete che bambini e anziani tendono ad avvertire poco. Generalmente si consiglia di berne due litri al giorno, anche se il reale fabbisogno può variare dall’attività fisica e dalla tem-peratura esterna. Tra i modelli di dieta sana ed equilibrata, un esempio è dato dalla Dieta Mediterranea, inserita nella Lista del Patrimonio Culturale Immate-riale dell’Umanità (UNESCO) il 6 Novembre 2010.

La Dieta Mediterranea: una dieta salutare

La dieta mediterranea è un modello nutrizionale diffuso in alcuni paesi del baci-no mediterraneo e rappresenta l’insieme delle abitudini alimentari sviluppatesi nel corso dei millenni, costituendo un unicum per ricchezza in biodiversità.

È stata introdotta dal fisiologo statunitense Ancel Keys il quale, osservando la popolazione di alcune zone del sud Italia e, notandone la particolare longevità, decise di studiarne le abitudini, indagando gli effetti sull’incidenza epidemio-logica di malattie cardiovascolari, tumori e malattie croniche, come obesità e diabete II, correlate all’alimentazione. Sulla base di quanto emerso dallo studio venne elaborato per la prima volta nel 1980 il primo esempio di Piramide Ali-mentare della dieta Mediterranea.

La popolazione osservata da Keys era rappresentata in larga misura da con-tadini, con un livello socio economico molto basso, per questo la loro dieta era ricca soprattutto di prodotti della terra.

La dieta mediterranea è costituita da un maggiore apporto di carboidrati (so-prattutto pane e pasta) che rivestono il 55% dell’introito calorico; l’apporto di zuccheri semplici è, invece, ridotto e rappresentato in larga misura dalla frutta. I grassi sono moderatamente presenti e rappresentano il 30% delle calorie totali ed hanno un’abbondante componente monoinsatura, essendo costituiti princi-palmente da olio di oliva. Le proteine sono quelle meno presenti nella dieta e la loro quota arriva ad un massimo del 15%; sono soprattutto di origine vegetale e in misura inferiore di origine animale. Queste ultime derivano in primo luogo dal pesce, seguono le carni bianche, le uova, i latticini ed infine le carni rosse.

Una quota importante della dieta è rappresentata senza dubbio dalle fibre, pro-venienti soprattutto dalle verdure che sono costituenti fondamentali della dieta. Più in generale, nella dieta mediterranea si consiglia un apporto quotidiano di cereali o loro derivati, un consumo giornaliero di frutta e verdura (3 frutti e alme-no 2 piatti di verdure), un uso frequente di legumi (almeno 3 volte la settimana) e un moderato apporto settimanale di protreine di origine animale. Infine, un ruolo cruciale è dato dall’attività fisica, che dovrebbe essere praticata in modo costante.

Fonte Ministero della Salute

La nutrizione giocando – Primo capitolo

15 Feb 2024 Articoli

La salute è definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come uno “stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente come l’assenza di malattia o infermità”. Per essere in buona salute dobbiamo curare il corpo, la mente e le relazioni sociali, prestando attenzione allo stile di vita e all’ambiente in cui viviamo. Molte scelte personali influenzano la salute come ad esempio il modo di mangiare, di affrontare gli impegni quotidiani e di rapportarsi con gli altri.

Le abitudini alimentari si instaurano molto presto nella vita dell’individuo, per-tanto l’educazione alimentare nelle scuole rappresenta una azione di protezio-ne della salute ed una strategia vincente.

Alla base di una vita in salute c’è un’alimentazione varia ed equilibrata; un re-gime alimentare non corretto, infatti, oltre a incidere sul benessere psico-fisico, rappresenta uno dei principali fattori di rischio per l’insorgenza di numerose malattie croniche. 

È importante, pertanto, che il bambino possa approcciare a concetti come dieta, caloria e nutrienti, già durante la prime fasi del suo percorso scolastico. 

Sulla base di queste considerazioni, si è giunti alla realizzazione di due ebook corredati di giochi, che verranno utilizzati nel percorso formativo strutturato in tre momenti differenti.  

Il primo, da svolgersi in classe, prevede l’utilizzo da parte degli insegnanti dell’e-book “La nutrizione giocando”, che potrà essere utilizzato per sviluppare un percorso di educazione alimentare e trasmettere al bambino il concetto della sana alimentazione, mediante semplici informazioni relative alla definizione dei nutrienti, alla corretta lettura dell’etichetta, ai metodi di cottura dei cibi fino alla sicurezza a tavola. 

Il secondo momento prevede l’utilizzo di un ebook rivolto direttamente al bam-bino, in cui sono presenti schede riassuntive, scritte con linguaggio semplificato e ricche di illustrazioni, che potrà essere letto a casa, in autonomia o insieme alla famiglia. 

Il terzo consiste in una serie di giochi, non solo divertenti ma soprattutto educati-vi, che potranno essere svolti singolarmente o in gruppo, a casa o a scuola con l’aiuto degli insegnanti. 

Fonte Ministero della Salute

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